27.01. Giornata della memoria. Per non dimenticare vi porto sul blog "Storia di una ladra di libri" date un'occhiata!
Premetto che già avevo visto il film mesi prima della lettura del libro.
Non voglio scrivere la trama, la descrizione dei personaggi, quattro parole sull’autore e bla bla bla … o forse, per lo meno, è quello che ci si aspetta da una recensione. Invece no, voglio parlarvi di qualcos’altro … di emozioni.
Adoravo Max. Il suo modo di stravolgere la vita di Liesel, mi piaceva la sua personalità, il suo modo di fare.
Tra i due si instaura un legame particolare, basato sull’amore per i libri.
Ma ciò che li accomuna è anche l’odio. L’odio verso un essere meschino. Hitler.
Liesel diventò con il tempo gli “occhi” di Max. Un ragazzo ebreo, che per motivi di sicurezza doveva rimanere nascosto nella cantina degli Hubermann. Non può dare uno sguardo al cielo, alla strada innevata, quello che vedrà saranno le quattro mura del seminterrato.
“Se i tuoi occhi potessero parlare che cosa direbbero?”
Per me questa può essere definita una delle frasi più significative e toccanti dell’intera storia.
Ma Liesel aveva un compito. Salvare i libri, dai roghi nazisti.
Ogni sforzo, ogni tentativo di far durare la loro piccola felicità che avevano creato, svanisce. Svanisce quando Molching viene bombardata.
E allora la Morte, presenza curiosa e chiacchierona in tutto il romanzo, si porta via tutti.
I libri rappresentavano per quella ragazza un modo per evadere dalla macabra realtà; forse in contrapposizione con la nostra quotidianità, dove viene data sempre minore importanza al potere che possono avere i libri.
E poi si sa … leggere è la capacità di una maggioranza e l’arte di una minoranza. *** ULTIMA POSTILLA ***
DELLA VOSTRA NARRATRICE
Sono perseguitata dagli esseri umani.




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